DOMESTICAZIONE DEL CANE
La domesticazione del cane. Come mi sono evoluto?
Per capire con più precisione come sia avvenuto il cambiamento che ha portato allo sviluppo del cane così come lo conoscete voi, esistono diverse teorie riguardanti la domesticazione del cane.
Ipotesi 1.
Domesticazione del cane piuttosto utopica.
Secondo questa teoria, gli uomini, che cominciavano a condurre una vita più sedentaria, stanziandosi in piccole comunità, avrebbero cominciato a prelevare cuccioli di lupo dalle tane per addomesticarli ed addestrarli.
La sequenza dovrebbe essere questa:
cattura il cucciolo –→ addomestica il lupetto –→ lo addestra → accoppia lupi addomesticati con altri lupi → nasce il cane domestico
Perché’ si ritiene che questa ipotesi sia difficilmente vera: il lupo è un animale selvatico, molto timido e riservato, tanto da non riuscire nemmeno a mangiare se osservato. Non cerca il contatto con gli uomini, piuttosto li evita e fugge al loro arrivo.
C’è un altro problema biologico inoltre: nonostante i lupi siano estremamente intelligenti, possano apprendere ed essere addestrati, non sono comunque in grado di trasmettere ciò che hanno imparato con l’addestramento, ai propri cuccioli.
Ipotesi 2.
La teoria di Coppinger sulla domesticazione del cane
La sequenza di comesticazione del cane sarebbe stata:
l’uomo crea i villaggi → i villaggi producono scarti → i lupi più docili non fuggono e si avvicinano a questi agglomerati→ i lupi si guadagnano un vantaggio di sopravvivenza → l’atteggiamento di fuga (detto anche flight distance)si mostra sempre meno → il proto-cane si guadagna un posto vicino agli umani
In questo modello è la selezione naturale che provvede a far sì che i lupi si evolvano.
Creando i villaggi, i lupi meno diffidenti, hanno potuto avvicinarsi all’uomo grazie ad una nuova motivazione: l’approvvigionamento di cibo.
Col passare del tempo e delle generazioni, i lupi si trasformarono piano piano, evolvendosi quindi verso una nuova specie: il cane. La mia.
Ipotesi 3.
La sequenza di domesticazione sarebbe:
l’uomo e cane selvatico condividono l’habitat → si scontravano → un cacciatore uccide la mamma → il cacciatore adotta i cuccioli
Uomo e cane selvatico condividevano lo stesso habitat e spesso si incontravano poiché’ entrambi cacciavano per procurarsi il cibo. Molto spesso perciò si scontravano. Potrebbe essere capitato che in uno degli scontri avuti, i cacciatori abbiano ucciso la mamma e che, intenerito dai cuccioli, abbiano deciso di prendersene cura.
Se il cane si è staccato dal lupo 135.000 anni fa, e se il processo di domesticazione iniziato da parte degli uomini già da 15.000 anni fa, ciò significherebbe che quando il lupo incontrò l’uomo, era già in buona percentuale “canizzato”, proprio per questioni di opportunità.
La verità è che noi, in particolare, possediamo determinate caratteristiche che ci rendono una specie molto più addomesticabile rispetto ad altre:
- sviluppa forti legami sociali
- ha un’alimentazione molto varia
- ama stare in branco/gruppo. Essendo organizzato gerarchicamente, per l’uomo diviene più facile subentrare come capobranco
- rispetto ai lupi, non ha così paura dell’uomo
L’uomo notò subito che una determinata morfologia favoriva un’azione piuttosto che un’altra.
L’ottimo olfatto, per esempio, favoriva il cane nella caccia (segugio), ossa lunghe e leggere permettevano al cane di essere più veloce (levriero), così come altre caratteristiche come l’impulso predatorio, la territorialità’, o semplicemente un mantello folto e rustico distinguevano il cane da pastore.
L’esperimento delle volpi siberiane in cattività
Vi racconto una storia per aiutarvi a capire come potrebbe essere avvenuto il procedimento della nostra domesticazione.
Negli anni ‘40 il genetista russo Dmitri Belyaev fece un esperimento con delle volpi siberiane in cattività.
Inizialmente, le volpi erano davvero difficili da trattare, poiché’ estremamente timorose dell’uomo, proprio come gli animali selvatici.
I ricercatori cominciarono quindi a scegliere le volpi che mostravano la caratteristica della docilità nei confronti dell’uomo.
Le volpi, all’età di un mese, venivano nutrite e contemporanea-mente si cercava di accarezzarle, sia mentre erano in compagnia di altri che da sole. L’esperimento veniva ripetuto una volta al mese fino al compimento di 8 mesi.
A questo punto si procedette nel classificare la docilità delle singole volpi, suddividendole in gruppi a seconda che:
1) mordessero il ricercatore, 2) si lasciassero accarezzare ma con diffidenza, 3) si mostrassero amichevoli.
Il risultato fu interessante: dopo solo sei generazioni in cui venivano fatte riprodurre solo le volpi che si erano dimostrate amichevoli, si aggiunse un nuovo gruppo, quelle addomesticate.
Tali volpi erano molto simili ai cani, cercavano infatti le attenzioni degli uomini, li leccavano e scodinzolavano…proprio come i cani!
L’esperimento proseguì e dopo venti generazioni, il 35% delle volpi erano classificate come addomesticate. Oggi lo sono il 70/80%.
Venne infine ipotizzato che nelle volpi fossero avvenuti dei cambiamenti a livello ormonale e dei neurotrasmettitori: il livello di serotonina nel cervello, rispetto a quelle selvatiche, era aumentato.
Negli anni ovviamente cominciarono a manifestarsi cambiamenti nel pelo, come le macchie sul mantello, le orecchie erano divenute pendenti, le code più corte. Si notò infine che il cranio delle volpi addomesticate, tendeva ad essere più piccolo rispetto a quelle selvatiche e che la cosiddetta “finestra di socializzazione” aveva una durata maggiore in quelle addomesticate.
Nei cani la finestra della socializzazione, durante la quale formiamo legami sociali, comincia con l’apertura degli occhi, quando il cucciolo può esplorare l’ambiente circostante e si chiude quando inizia ad aver timore degli stimoli sconosciuti.
Se ti va di approfondire la mia storia leggi anche L´ORIGINE DEL CANE
Bibliografia
(ref. Le Scienze https://www.lescienze.it/news/2016/06/06/news/doppia_domesticazione_cane-3112532/)